Passa alla Camera la legge sulla cittadinanza.

Dopo 23 anni d’attesa, martedì 13 ottobre 2015, la svolta: la Camera ha approvato la legge che riforma i requisiti per la cittadinanza italiana, in particolare per i figli di persone immigrate. Un testo importante, che ora andrà al vaglio del Senato per il nulla osta definitivo prima di diventare legge dello Stato e che, a giochi fatti, porterà all’Italia almeno 250mila nuovi cittadini che già parlano, pensano e vivono la quotidianità italiana da decenni, alcuni fin dalla nascita, le seconde generazioni.

La proposta di legge è passata alla Camera con 310 favorevoli (maggioranza a 189), 66 contrari e 83 astenuti. Questi alcuni dei contenuti principali:

I bambini nati in Italia saranno italiani per nascita solo se almeno uno dei genitori ha il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extraUe) o il “diritto di soggiorno permanente” (cittadini Ue). Altrimenti, come gli altri bambini non nati in Italia, ma arrivati qui entro i dodici anni, dovranno prima frequentare uno o più cicli scolastici per almeno 5 anni e, se si tratta delle elementari, concluderle positivamente. Per l’acquisto della cittadinanza servirà una dichiarazione di volontà presentata in Comune da un genitore entro il compimento della maggiore età del figlio, altrimenti questo potrà presentarla tra i 18 e i 20 anni.

Diverse le regole per i ragazzi arrivati in Italia entro i 18 anni di età. Potranno diventare italiani dopo sei anni di residenza regolare e dopo aver frequentato e concluso un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale. In questo caso, però, non si tratterà di un diritto acquisito, ma di una “concessione”, soggetta quindi a una certa discrezionalità da parte dello Stato.

C’è anche una norma transitoria per chi ha superato i 20 anni, ma intanto ha maturato i requisiti previsti dalla nuova legge. Potranno infatti diventare italiani i nati in Italia o arrivati qui quando avevano meno di dodici anni, se hanno frequentato in Italia per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici e hanno risieduto “legalmente e ininterrottamente negli ultimi cinque anni nel territorio nazionale”. Chi rientra nella norma transitoria avrà solo un anno di tempo dall’ entrata in vigore della riforma per presentare in Comune la dichiarazione di volontà e diventare italiano. Dovrà poi però aspettare che entro sei mesi il ministero dell’Interno dia il via libera, dopo aver verificato che a suo carico in passato non ci siano stati dinieghi di cittadinanza, espulsioni o allontanamenti per motivi di sicurezza della Repubblica.